mercoledì 5 febbraio 2014

L’uomo che allevava i gatti

E altri racconti. No, non è la biografia del Blogger de I gatti di Monte Malbe, questo è il titolo del primo libro di Mo Yan, Nobel 2012 per la letteratura. È una raccolta di novelle che può benissimo essere presa ad esempio da chi voglia studiare i criteri necessari per riuscire ad ottenere il Premio Nobel. Analizzando infatti le tecniche utilizzate dallo scrittore cinese si possono trarre delle interessanti conclusioni sui concetti presi in considerazione dalla commissione incaricata dell’assegnazione del prestigioso riconoscimento.


I concetti che dovreste fare propri nei vostri elaborati per avere una probabilità di ottenere il premio sono i seguenti:
Qualcun ‘a da morì.
Preferibilmente soggetti che suscitino compassione: i bambini sono ottimi, meglio se poveri e disgraziati, oppure donne incinta, madri di otto figli, operai licenziati o handicappati gravi. In ogni racconto di Yan c’è almeno un decesso, a volte truce a volte meno, insieme a strappamenti di occhi e aborti costretti (che costituiscono una valida alternativa). Se non fate schiattare nessuno, scordatevi il premio.
2° Tocca de esse micragnosi
Parlare dei ricchi non ti fa vincere il Nobel: meglio le ambientazioni nell’inopia più assoluta, in cui si muore di fame (vedi punto 1) e si sopravvive tra gli stenti più indicibili. I personaggi di Yan non hanno spiccioli nemmeno per comprarsi una sigaretta e di solito mangiano topi, camminano per chilometri (e mica hanno la macchina…) con ciabatte sfonde e si lavano nelle fogne a cielo aperto.
3° Gimo ‘n campagna
Le location cittadine sono snasate, meglio scenografie agresti tra contadini disperati (vedi punto 2), infiniti campi di sorgo rosso (in Cina), grano biondo (Emilia Romagna), canna da zucchero (Cuba), cotone (Alabama), caffè (Brasile), oppio (Afghanistan), coca (Colombia), costruzioni fatiscenti e sfruttamenti padronali (ma i ricatti sessuali del caporalato nei confronti di virginee contadinelle li hanno già usati).
4° A da venì Baffino!
La democrazia è noiosa, meglio una dittatura vessatoria o ancora meglio un post rivoluzione che permette di non identificare al meglio buoni e cattivi, consentendo quindi a tutti di fare la parte dello stronzo che sottomette il disgraziato protagonista. Noi che non possiamo contare su un “dopo Mao”, e un post WW2 è ormai obsoleto, dovremo accontentarci di un “dopo Renzi-Berlusconi”. Dubito che possa far vincere il premio, ma speriamo comunque che arrivi presto.
5 ° Com l’osso pel chène
Più bestie ci sono e meglio è, e che preferibilmente siano dotate di qualità soprannaturali (Mo Yan usa volpi magiche e gatti enigmatici, torelli castrati e cani mordaci) e rientrino a buon titolo in lugubri leggende popolari di quelle che i contadini (vedi punto 3) tengono molto in considerazione. Se fate squartare qualche povero animaletto nella maniera più trucida possibile guadagnate punti.
Va be’, basta scherzare. Resta il fatto che questa raccolta di racconti ha sì un certo non so cosa di affascinante, ma sono riuscito a stento a finirla annaspando di continuo nella tragedia, nella crudezza della vita dei contadini cinesi, nella brutalità degli oppressori, nei campi di sorgo rosso, tra mucchi di cadaveri di bambini e polvere che ti entra nel naso.
Una fatica.
Ma se questo ti fa vincere un Nobel…
Il Lettore

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