giovedì 10 aprile 2014

Educazione siberiana

Alla fine mi sono deciso a leggerlo, dopo tutta la pubblicità che gli hanno intessuto intorno, dopo che ha scalato le classifiche dei bestsellers, dopo che ne hanno tratto un film, dopo… eccetera eccetera. Come avrete già capito, sono sempre un po’ restìo a seguire le mode del momento.


Senza contare che non avevo seguito tutte le discussioni che erano state intessute intorno a Educazione siberiana, e questo sempre per la mia reticenza congenita nei confronti dello stare a sentire ciarle di cui parlano tutti, e di conseguenza ho iniziato la lettura con animo candido confortato anche dal parere di mia moglie che essendoselo accaparrato per prima me ne aveva fornito una valutazione positiva.
Ma già dopo poche pagine il mio sesto senso librario ha cominciato ad affibbiarmi dolorose gomitate nei fianchi (avete presente? Come quando state leggendo una cosa che vi pare tanto una puttanata e vi chiedete se ciò sia possibile o se vi stiate sbagliando), e la curiosità ha preso il sopravvento spingendomi a fare una ricerca in rete. Tra me e me ho fatto i complimenti al mio sesto senso librario: come si può leggere in questo articolo e anche in quest’altro, il tanto decantato romanzo (che poi del romanzo non ha un gran ché ma è solo una serie di vicissitudini autobiografiche per aver passato le quali Nicolai Lilin dovrebbe avere un’ottantina d’anni e invece ne ha solo 34) parrebbe non essere altro che una bella bufala concepita ad arte da editors professionisti.
Dubbi ne fa nascere fin dal primo capitolo: dalle falangi di poliziotti che si comportano come coniglietti di fronte ai criminali che saranno protagonisti, ai rilasci di delinquenti arrestati senza nemmeno uno straccio di identificazione, dall’incensamento esagerato del codice d’onore della criminalità siberiana ai continui episodi di sangue tra adolescenti che uno si domanda come hanno fatto ad arrivare ad essere adulti. Era questo che mi aveva fatto insospettire: l’esagerazione. E anche lo stile.
L’autore dice che l’ha scritto direttamente in italiano. Ora, Lilin ha 34 anni perché è del 1980, si è trasferito in Italia nel 2004 dopo una vita passata più a combattere che a studiare e "ha scritto" Educazione siberiana, che è stato pubblicato nel 2009, in un italiano del tutto corretto. La domanda che viene spontanea è: dove, e soprattutto quando ha imparato la nostra lingua al punto da scriverla da professionista? E quanto il romanzo è stato modificato da un editor? Per carità, tutto può essere, ma è il conto degli anni che pare poco verosimile: dai 12 ai suoi 24 anni, quando si trasferisce in Italia, Lilin riesce a: 1 – diventare un criminale; 2 – finire sotto processo in Russia; 3 – scontare due periodi di detenzione in Transnistria; 4 – svolgere tre anni di servizio militare in Cecenia; 5 – passare due anni come mercenario tra Israele, Iraq e Afghanistan; quindi si placa, emigra e scrive un romanzo in perfetto italiano.
Tutto può essere, ma io ai geni ci credo poco, e sono più propenso a credere a un team di professionisti che ha confezionato un grazioso pacchetto, crudo un po’ al limite, nel quale si sente la presenza di parecchio “mestiere”. A partire dalla metonimia dell’incipit che promette da subito adeguati sviluppi.
Il resto brilla per la mancanza di una trama in un concatenamento di episodi in cui il sangue la fa da padrone, l’uso di pistola e coltello è osannato ai massimi livelli e viene conclamata l’apoteosi del codice d’onore della criminalità siberiana che nel libro viene dipinto in maniera smielatamente affascinante. Tutto è scritto in modo da condurti al parteggiare per il criminale che sembra conduca una vita retta e nobile, facendoti accantonare il trascurabile fatto che il modo di vita che esso conduce è sbagliato (l’ossimoro dell’etica dei criminali onesti non è male).
Sto scrivendo questo post che ancora non ho finito di leggere il libro, né so ancora se lo finirò: sapere che i fatti narrati sono tutte panzane incide un po’ sul patto di sospensione dell’incredulità. Si potrebbe obiettare che in ogni caso si potrebbe leggerlo come un’opera di fantasia, ma non è affatto la stessa cosa. La consapevolezza è una brutta bestia, e resta sempre la faccenda non trascurabile delle continue esagerazioni che alla fine ti fanno cadere le palle.
Ma la cosa peggiore è che mia moglie ha scaricato il film dalla rete, e mi sta pillottando affinché io finisca alla svelta di leggere il libro per poter poi guardarlo insieme…
Il Lettore 

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