Sarà capitato a tutti di
giocare a lanciarsi palle di neve,
tra lazzi, frizzi e risate, cercando di coinvolgere quanta più gente possibile
e di colpirla in una qualsiasi zona del corpo per segnare un punto. E a tutti
sarà capitato di ricevere pallate, dalle più morbide e farinose alle più dense
e pesanti, quelle accuratamente pressate tra le mani prima del lancio, e ognuno
avrà sperimentato su se stesso quanto queste ultime facciano molto più male delle prime quando colpiscono.
Ecco, ora pensate a quanto dolore possa causarvi, al posto della
palla di neve, una bella pietra da tre
o quattro etti.
Io l’ho provato sulla mia
pelle, quand’ero ragazzo e ci
dividevamo in bande e “giocavamo” a prenderci a sassate lungo l’allora periferia di Perugia, quella che adesso in
pratica è l’anello a ridosso del centro storico, rievocando, a quel tempo
inconsapevolmente, il "gioco" medioevale che Mauro
Menichelli ha descritto in modo estremamente minuzioso in questo
interessantissimo libro dal sottotitolo Storia
e vicende di un antico gioco popolare.
Dal 1200 al 1800 La battaglia dei sassi di Perugia è
stato uno dei “giochi” più in voga tra il popolo in questa città e in altre
dell’Italia centrale, fino ad essere accuratamente regolamentata per poter organizzare
dei tornei e poter portare in trionfo una squadra vincitrice in modo legittimo
e ufficializzato.
Ma, dal momento che in genere
ci rimaneva sempre qualcuno, o
quantomeno qualcun altro usciva dal gioco con le ossa rotte, le “autorità” hanno osteggiato questa pratica fin
dall’inizio, salvo poi parteciparci di nascosto loro stessi, fino a riuscire ad
eliminarla dalla vita sociale.
A questo punto vi domanderete
il perché di una pratica così
sanguinaria e pericolosa. I motivi sono tanti: gli istinti innati nell’uomo di
rivaleggiare, sfidarsi, combattere, primeggiare, vincere, che sono oggi sfogati
negli sport; la facilità e l’economicità di reperimento delle materie prime
occorrenti per il suo svolgimento; le concorrenze e le gelosie tra zone o
rioni; il desiderio nascosto di appianare delle rivalità; un sistema alla
portata di tutti per allenarsi nell’eventualità di guerre tra città vicine o
invasioni di eserciti nemici; il desiderio atavico di poter dire “ti ho colpito, ti ho messo sotto, dormi,
pecora?”
Per ben sei secoli i Perugini
hanno fatto a sassate tra loro o con
chiunque altro intendesse partecipare.
E i non-perugini, oggi, ci
accusano di essere troppo chiusi.
E vorrei vedere! Tra il Papa da una parte e il rischio continuo
di beccarti una sassata dall’altra,
io lo chiamerei puro e semplice istinto di
sopravvivenza!
Mauro
Menichelli ci racconta il
come è nata e il perché di questa usanza, in un trattato storico molto rigoroso
e particolareggiato, ripercorrendone tutti gli aspetti e riportando
un’impressionante quantità di citazioni da testi originali a testimoniare la
veridicità delle affermazioni. Per questo motivo capita spesso che leggere il
“volgare” del Trecento renda la lettura meno piacevole e fluente, ma come ho
detto del resto questo è un libro di storia e non un romanzo, e l’interesse è
suscitato dai fatti in sé.
Oggi del gioco qui a Perugia
è rimasto solamente il nome di una strada, Via
Campo Battaglia, proprio uno dei posti in cui il gioco si svolgeva di
fronte alla Chiesa di Sant’Ercolano. Non c’è nessuna lapide a ricordarne i non
pochi caduti.
Per finire voglio lanciare
una proposta: al posto di quella immane boiata di Perugia 1416 che la nostra amministrazione comunale (il minuscolo è
intenzionale) continua a propinarci facendo contenti solo quei quattro gatti
che partecipano unicamente per potersi scattare un selfie e rivedersi su Facebook
in abiti d’epoca gratificando così il proprio narcisismo, perché non
ripristinare la Battaglia dei Sassi?
Ma senza alcun tipo di regola, e riservando i posti nelle prime file per tutti i nostri amministratori comunali
e regionali, che tanto amano farsi vedere e blaterare in pubblico in ogni
occasione.
In questo caso, al contrario
di quell’altra schifezza, la tradizione storica c’è tutta, e sono sicuro che io
e i miei concittadini sapremo essere adeguatamente precisi.
Il Lettore allenato