La volta che mi sono recato
dal mio pusher musicale per rendergli
il libro di Rutherford ho trovato ad attendermi un’altra bella sorpresa: come
gli ho dato il volume mi sono trovato tra le mani questo Peter Gabriel – Not one of us sentendomi dire: “Cose che più o meno già conosciamo, ma è interessante
lo stesso.”
Come resistere? E poi, perché
avrei dovuto farlo? Se al tuo gatto dai per la centesima volta un bocconcino di
petto di pollo mica lo rifiuta, no? E neanche alla millesima. Non credo che
abbiano scritto mille biografie di Peter
Gabriel, ma anche fosse, se continuassero a propinarmele continuerei a
leggerle senza rifiutarle pur conoscendo già tutti i fatti salienti della sua
vita.
Ognuno ha le sue fisime.
E poi, di questa conosco
anche personalmente l’autore, quel Mario Giammetti famoso soprattutto per
aver dato vita e aver diretto da sempre un magazine,
Dusk (qui il link), che dal 1991 è dedicato
interamente al mondo del progressive
e in particolare ai Genesis trattandone
tutti gli aspetti. Qualche anno fa ha anche pubblicato un mio pezzo su questo gruppo.
Tra il 2005 e il 2016
Giammetti ha fatto uscire una serie di volumi (la serie Genesis files) ognuno
dedicato a un componente di quella band, e questa è l’ultima delle
pubblicazioni. Perché lasciare tanto bene P.G. per ultimo? Come dice lo stesso
autore nella prefazione: “non è mai
facile avvicinare personaggi di questo livello”, ed essendo il nome di
Giammetti legato a una rivista sui Genesis,
e inoltre sapendo che P.G. nei confronti del suo vecchio gruppo mostra ad oggi
solo una ”accondiscendente tolleranza”,
si spiega come abbia lasciato per ultimo
il trattare di lui.
E quindi ripercorre tutta la
vita di Peter Gabriel, da quando era
bambino alla vecchiaia, ri-descrivendone successi, momenti difficili, gruppi,
album, concerti, innovazioni, compagni di viaggio e canzoni famose o meno. In
maniera molto particolareggiata. In
un libro di 350 pagine di 44 righe ciascuna dai caratteri minutissimi, condite
di una miriade di fotografie
interessanti.
Mi dispiace dirlo, ma questa
biografia, a parte le foto, non me la sono gustata come le precedenti. Un po’
perché i fatti li conoscevo già, ma soprattutto per la serie pressoché infinita
di fatterelli, situazioni, enumerazioni e spiegazioni di canzoni, concerti,
rapporti umani del nostro eccetera con cui Giammetti ha infarcito la
cronistoria, che se da un certo punto di vista sono curiose, dall’altro la
rendono alquanto noiosetta. A meno che uno non sia proprio interessato a tutto,
ma proprio tutto ciò che ha costellato la vita di P.G.
Per quest’ultimo uno quindi
un’opera completa, esaustiva e appagante che se per caso lo dovesse incontrare nei
dintorni della sua casa in Sardegna ne saprebbe più lui sul musicista che P.G.
stesso. Si sa, con la vecchiaia una delle prime cose a sparire è la memoria.
Il Lettore
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