Volevo accertare se il fatto
che non avessi apprezzato Tempo da elfi fosse dipeso dalla
scrittura di Francesco Guccini o da
quella di Loriano Macchiavelli, e
allo scopo ho chiesto al mio editor
di scaricare qualche romanzo in cui il secondo fosse l’unico autore. Così mi è
capitato sul lettore questo L’archivista,
che per il momento mi ha consentito di appurare che come scrive Loriano Macchiavelli, perlomeno da
solo, non mi piace proprio.
Se il contributo di Guccini in Tempo da Elfi doveva servire a migliorare la situazione, allora siamo messi proprio male.
In questo L’archivista ho notato diverse di
quelle che per me non sono altro che pecche stilistiche che non mi hanno
proprio fatto apprezzare il romanzo. Ma proprio per niente, è strano anche che
l’abbia terminato. Anche se devo confessare che qualche pagina l’ho saltata.
Leggendolo la sera a letto, più di una volta mi sono addormentato crollando col
viso sul lettore e scorrendo involontariamente le pagine in avanti. La sera
dopo ho continuato a leggere da dove mi trovavo, accorgendomi che non era lo
stesso punto di quando mi ero addormentato, ma non sentendo comunque la
mancanza di ciò che mi ero perso.
Il protagonista all’inizio sembra
essere il personaggio più famoso di Macchiavelli, il poliziotto Antonio Sarti, ma poi si scopre che in
realtà il vero protagonista è un altro agente di polizia, Ugo Poli, confinato ad un lavoro di ufficio e che per puro tedio si
diletta a tentare di scoprire le verità sui casi irrisolti dai suoi colleghi.
Poli è antipatico, pieno di
rancori e di cattiveria e affetto da una zoppia che non gli permette delle
mansioni più attive. E già questo non ti permette di proseguire con piacere.
Il fatto del nominare a
ripetizione i personaggi con cognome-nome è molto fastidioso, Sarti Antonio,
Sarti Antonio, Sarti Antoni eccetera, così come il passare in continuazione
dall’azione (!) alle riflessioni del protagonista (o di qualcun altro) senza
specificare chi è che sta agendo o riflettendo, e non sempre si capisce chi è a
farlo, non contribuisce a renderlo più godibile, così come il riportare qualche
interrogatorio facendo finta che sia tale e quale come è stato scritto nei
verbali ufficiali.
Vi sono anche molte palesi intromissioni
autoriali anch’esse molto fastidiose, con l’autore del romanzo che spesso si
rivolge al protagonista (ma quando mai!) e rendono la lettura momentaneamente
incomprensibile.
Inoltre la trama è squallida,
nel senso che non sa di nulla ed è pure descritta in modo da farti scordare
tutto appena l’hai letto.
Tentativo deludente. Ne
dovrei avere un altro paio di Macchiavelli nel lettore ma la voglia di scavare più
a fondo me l’ha fatta passare lui stesso, Mi è rimasto da approfondire su
Guccini da solo. Provvederò, ma non ora, perché sto terminando un altro romanzo
di autore famosissimo che mi sta deludendo non poco anche lui e sono depresso
anche per questo.
Periodi sfortunati.
Il Lettore
Lettore, Macchiavelli
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