Pubblicato nel 1989, il
romanzo di Kazuo Ishiguro
rappresenta un mirabile esempio di coerenza
spinta fino ai limiti più estremi. La bravura dell’autore è consistita nel
rispecchiare la sconvolgente coerenza psicologica del protagonista nella
coerenza di linguaggio, ritmo e stile dei quali il libro è intriso. E una nota
di plauso va anche alla traduttrice per il lavoro encomiabile.
Il romanzo si dipana
attraverso un viaggio che è esteriore e nello stesso tempo alla ricerca di se
stesso, e nel quale il protagonista, attraverso una serie di analessi, racconta
un’espiazione che è in definitiva l’autogiustificazione di un’intera
esistenza.
Con una continua
serie di ellissi l’autore fa capire al lettore, senza mai dirlo espressamente,
quali sono i veri aspetti psicologici dei personaggi, così lontani dal loro
comportamento ma non per questo meno reali e comprensibili anche se non sempre
giustificabili.
Le contrapposizioni tra
sentimenti provati, ma mai espressi, e parole dette lasciano un’amarezza di
fondo riscattata comunque dalla maestrìa della prosa.
Assolutamente da leggere.
Il Lettore
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