lunedì 13 luglio 2015

Il resto della settimana

Nella mia graduatoria personale delle cose che non riesco proprio ad apprezzare ce ne sono due che non sono mai uscite dalla top five: la napoletanità e il calcio.
Ognuno ha le sue idiosincrasie: per me tutto ciò che riguarda la stupidità, Napoli o il gioco del pallone è da evitare accuratamente. Di conseguenza capirete come io sia restato un pochino perplesso quando il mio editor, dopo aver scaricato e letto questo libro, mi ha detto. “Leggilo, vedrai che ti piacerà… anche se parla del Calcio visto dai Napoletani.”
Ciò sarebbe del tutto al di fuori della mia capacità di sopportazione, le ho risposto, ma conoscendo bene l’autore e benché sia lui stesso napoletano, un certo tarlo mi si era insinuato nella mente e mi sono detto va be’, perlomeno so che scrive bene, proviamo, tutt’al più lo lascio, e mi sono apprestato speranzoso alla lettura sia pure con una certa dose di scetticismo.
E la verità è che quando uno è proprio bravo (pure se è di Napoli), riesce a rendere interessanti anche gli argomenti dei quali non puoi neanche sentir parlare.




Con questo non è che poi alla fine sia riuscito a farmi cambiare idea sulle mie convinzioni, chiariamo subito, ma se c’era uno che poteva convincermi a leggere un libro sul calcio, questo poteva essere solo Maurizio De Giovanni. Oddìo, a dire la verità c’era riuscito anche Giorgio Faletti con il suo Tre atti e due tempi nel quale aveva infuso un tocco di giallo, mentre con questo Il resto della settimana De Giovanni ha inteso approfondire la conoscenza con il tifoso di calcio napoletano generico. Per dirla con le sue parole: “La domanda era: che cosa faceva quell’individuo inquadrato dalle telecamere dopo un gol, la bocca contorta in un urlo spaventosamente liberatorio, le mani adunche a mo’ di artiglio, il filo di bava sul mento, i capelli diritti in testa e gli occhi iniettati di sangue, nel resto della settimana? Chi era? Di cosa discuteva? Quanto di quella passione tratteneva in petto, e quali ricordi, ossessioni, rimpianti, gioie e rimorsi generava? Come funzionavano gli incontri tra siffatti soggetti? Che contenuto avevano le frasi smozzicate, i veloci scambi di opinioni e gli assensi e i dissensi che da lontano vedeva passare dall’uno all’altro?
In una specie di ultras watching il protagonista scelto dall’autore (napoletano e fervente tifoso… per quanto ammiri come scrive non credo che potremmo mai andare molto d’accordo) decide di scrivere un libro nel quale analizzare il comportamento di questa tipologia di animali nei periodi che intercorrono tra le puntate a scansione settimanale della loro ragione di vita, e per farlo sceglie di osservarne il comportamento all’interno di un tipico bar partenopeo, stando seduto a un tavolino a lui riservato dal quale registra e annota i vari racconti dei clienti neanche fosse uno del National Geographic.
Il risultato è un libro gradevolissimo nel quale emergono personaggi molto ben caratterizzati che illustrano, oltre alla loro passione (che vista da un’ottica staccata potrebbe essere la passione integralista per qualsiasi cosa, dal collezionismo di francobolli alla costruzione di modelli di navi da guerra, e che in ogni caso non fa parte del mio Dna), momenti di umanità comuni a tutti. Nei racconti degli avventori De Giovanni ha saputo infondere tratti commoventi e perfino emozionanti, e il tutto detto da uno che non è mai stato minimamente sfiorato nemmeno da un briciolo di interesse per la materia, ma che sa riconoscere e apprezzare le cose fatte bene, in qualsiasi ambito. Così come riconosco che De Giovanni è un ottimo scrittore, così so valutare il perché quel determinato gol descritto così minuziosamente è in assoluto il più bello di tutta storia del calcio, tanto è vero che dopo averne letto la descrizione nel libro me lo sono andato a riguardare su youtube per curiosità. Incredibile, vero? E la cosa simpatica è che nel libro De Giovanni non nomina mai colui che quel gol lo ha segnato, proprio perché nella storia del Napoli quella persona ha rappresentato un’entità leggendaria situata più che altro nella cerchia degli Dei.
In effetti riconosco che quella persona nel suo campo è stato un vero artista, e anche nella mia considerazione di profano si pone al livello di un Michael Jordan, di uno Steve Jobs, di un Edward Hopper o di un Miles Davis.
O di un bravissimo falegname.
Il Lettore

1 commento:

  1. Bravo Lettore :-)
    Coleichelegge https://velenieantidoti.wordpress.com/

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