lunedì 17 ottobre 2016

Serenata senza nome

E dopo averlo ascoltato di persona la settimana scorsa, potevo mancare di leggere il suo ultimo romanzo? La nona, se non sbaglio, puntata delle avventure del Commissario Ricciardi? Della quale oltretutto in quell’occasione l’autore ha spiegato ai presenti il filo portante emotivo del racconto, incentrato sul contenuto della canzone del 1903 Voce ’e notte, di Edoardo Nicolardi ed Ernesto De Curtis.
La canzone napoletana non mi piace come tutto il resto della napoletanità, ma inserita nel modo giusto in una lettura che invece mi piace farò finta di apprezzare anche quella.




Come già in alcune occasioni ho avuto modo di dirvi io guardo molto poco la televisione e in vita mia non ho mai seguito una telenovela (di seriale in tv posso solo guardare sporadici episodi di Jessica Fletcher, quando mi ci voglio addormentare davanti perché tanto chi è l’assassino lo so già avendoli visti tutti almeno due o tre volte, in trent’anni, ma che volete, nonostante porti sfiga mi sta simpatica lei), ma in questo caso ho dovuto ammettere con me stesso che questa di Luigi Alfredo Ricciardi è diventata una vera e propria telenovela che però mi ha fatto affezionare ai suoi personaggi.
Per quanto riguarda i suoi ultimi romanzi infatti, i detrattori di Maurizio De Giovanni lo accusano di lasciar scivolare le trame in secondo piano rispetto alle vicende personali dei suoi protagonisti seriali. Non hanno tutti i torti: anche in questo caso la trama gialla è poco più che banale e con esiti scontati, ma le vicende umane degli attori di contorno ti fanno appassionare alla loro evoluzione. Ogni volta vorresti una risoluzione definitiva di queste vicende, ma De Giovanni le centellina andando avanti un passettino alla volta facendo soffrire non poco il lettore. Anche se la trama non è un capolavoro di letteratura gialla (con pochissimi protagonisti papabili al ruolo di assassino di turno anche il meno intuitivo dei lettori alla fine si immagina chi esso sia), la bravura dell’autore si individua dapprima nell’indirizzare i sospetti da tutt’altra parte, come si fa in ogni giallo che si rispetti, quindi nel rendere interessanti le vicende dei personaggi di contorno, e qui sì che De Giovanni ne ha messi al fuoco tanti e ognuno meritevole di attenzione. In un’atmosfera cupa e piovosa l’autore scava a fondo nei sentimenti di ognuno e di ognuno riesce a connettere ciò che esso prova al leit motiv musicale del romanzo, esplicato con chiarezza negli interludi in corsivo.
Così vediamo che il rapporto tra Ricciardi ed Enrica fa un piccolo passettino avanti, in quale direzione ancora non è dato di sapere bene, e anche gli altri “soliti noti” progrediscono nel consolidamento delle caratteristiche loro peculiari, che per quanto possano sembrare stereotipi sono tratteggiate in un modo accattivante che te le fa interessare. E se la vicenda gialla si risolve, per queste ultime invece siamo ancora ben lontani da una conclusione: Maurizio De Giovanni sabato scorso ci ha detto che con tutta probabilità la saga del Commissario Ricciardi vedrà la fine nel 2018, quindi ad occhio e croce ci toccherà stare ad aspettare un altro paio di romanzi.
Il Lettore 

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