martedì 25 aprile 2017

Capra e calcoli

Che cos’è un algoritmo? Secondo il Dizionario Treccani, tra le altre cose, il termine “algoritmo” significa: 3. In logica matematica, qualsiasi procedimento «effettivo» di computo di una funzione o di decisione di un insieme (o predicato), cioè qualsiasi procedimento che consenta, con un numero finito di passi eseguiti secondo un insieme finito di regole esplicite, di ottenere il valore della funzione per un dato argomento, o di decidere se un dato individuo appartiene all’insieme (o soddisfa il predicato).
In parole più facilmente comprensibili, e stavolta in linguaggio informatico, un algoritmo sarebbe l’elenco delle istruzioni da fornire ad a un elaboratore perché svolga un determinato compito.
In questo saggio di Marco Malvaldi e Dino Leporini, dal sottotitolo L’eterna lotta tra gli algoritmi e il caos, gli autori indagano su questo mondo sconosciuto ai più, cercando di spiegare il perché i computer siano così tanto intelligenti ma ogni tanto incoccino in delle cantonate disastrose.
La risposta è lapalissiana: perché gli algoritmi li fanno gli uomini.




I computer sono solo macchinette stupide che fanno quello che si dice loro di fare, e il loro pregio più grande è che non sbagliano. Il problema sta nel dirgli esattamente ciò che devono fare, e se non glielo dici in modo categorico e inequivocabile può succedere che ti rispondano che domani devi rintanarti in casa perché pioverà quando invece in realtà sarà una splendida giornata. O potrebbero non saper prevedere delle immani crisi finanziarie, o potrebbero fare a gara tra di loro senza alcun intervento umano con il risultato di spedire a livelli folli il prezzo di un normalissimo libro messo all’asta in un sito di vendite.
Gli uomini sono fallaci, e i programmatori né più né meno di tutti gli altri. In questo libretto piacevole Malvaldi (stavolta nei panni del saggista) e Leporini cercano di spiegare la difficoltà insita nel cercare di rendere traducibili in un linguaggio comprensibile da un computer le sequenze di informazioni necessarie per risolvere i problemi di un sistema complesso, come potrebbero essere la meteorologia o un ambiente finanziario, per ottenere che quelle macchinette stupide diventino sempre più precise e affidabili.
Compito per niente facile e soggetto a infinite possibilità di errore, tanto è vero che una branca della ricerca sta sondando proprio la possibilità di affidare l’incarico a quelle stesse macchinette minimizzando così l’intervento umano.
Con il consueto humour i due ricercatori espongono una panoramica di esempi dai quali emerge l’ardua mansione e la strada ancora lunga da percorrere per arrivare ad una intelligenza artificiale che sia abbastanza affidabile.
Perlomeno quanto basta da permetterci di uscire con l’ombrello quando la macchinetta ci dice che domani pioverà.
Il Lettore 

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