Una botta al cerchio e una
alla botte: dopo una stroncatura ecco un bellissimo
resoconto di uno degli episodi più salienti della seconda guerra mondiale. “Parigi brucia?” è il racconto della
liberazione di Parigi dal giogo nazista da parte delle truppe alleate e della
resistenza francese nell’agosto 1944, più di due mesi dopo lo sbarco in Normandia.
Hitler aveva ordinato categoricamente che Parigi sarebbe dovuta essere del tutto distrutta al solo avvicinarsi degli
Alleati, in pratica avrebbe dovuto essere trasformata in un’altra Varsavia, e questo è il racconto
dettagliato di come ciò, per fortuna, non avvenne.
Lo scrittore francese Dominique Lapierre e il giornalista statunitense
Larry Collins hanno impiegato anni
di ricerche per raccogliere le testimonianze dirette dei protagonisti di
quell’evento, fino a farne un quadro il più possibile completo ed esaustivo.
Con uno stile giornalistico molto
stringato hanno dipinto centinaia di istantanee raffiguranti ognuna un episodio
importante e il suo decorso nell’arco della settimana che è durata l’ultima
fase di preparazione all’ingresso in città delle truppe di liberazione e la sua
riconquista.
Nello stesso stile in cui Cornelius Ryan aveva raccontato dello
sbarco in Normandia in Il giorno più lungo, i due scrittori hanno puntato principalmente sull’aspetto umano illustrando i singoli fatti,
anche i più minuti, dall’ottica degli stessi protagonisti. Essendo uscito
qualche anno prima (Il giorno più lungo
è stato pubblicato nel 1959 mentre la prima edizione di “Parigi brucia?” è del 1964), è anche possibile che i due abbiano
dato al libro la stessa identica impostazione in modo del tutto consapevole.
Stile giornalistico, dicevo,
ma che non manca di pathos sia per le
singole vicende stesse e sia, anche se già sappiamo come la cosa è andata a
finire, per il comportamento di alcuni dei protagonisti in una situazione
oltremodo tragica. Ciò che rende il libro pieno di tensione è la domanda: a chi
va attribuito il merito di aver salvato Parigi
dalla distruzione? Hitler aveva
ordinato più volte di dare il via alle demolizioni: al posto della città doveva rimanere solo terra bruciata, tutti i ponti e la
maggior parte dei monumenti più importanti erano già stati minati, si doveva
solo procedere a dare fuoco alle
micce e allo sterminio di buona
parte degli abitanti.
E in più i francesi stessi erano pure in lotta tra
di loro, con da una parte i comunisti
favorevoli alla ribellione strada per strada ad armi imbracciate, e dall’altra
i gollisti ansiosi di piazzare l’allampanato
generale a capo del governo attraverso vie più politiche e meno sanguinose. Due
fazioni in una guerra tra loro senza esclusione di colpi, come se non
bastassero i tedeschi.
Il personaggio che spicca in
questa lotta fratricida è invece proprio un tedesco: il generale Dietrich von Choltitz, il
plenipotenziario governatore militare della città, nominato direttamente dallo
stesso Führer con l’ordine esplicito di radere al suolo Parigi. Von Choltitz invece fece di tutto per rimandare l’esecuzione di quegli ordini, rischiando la propria
stessa vita e quella dei suoi familiari pur di non essere accusato di un
crimine compiuto contro l’umanità intera. Ci riuscì. Non diede seguito a quegli
ordini ed è anche grazie a lui se ancora possiamo vedere la Tour Eiffel dominare il panorama di una
città magnifica.
Ma è in ogni caso l’aspetto umano a rendere emozionante la
narrazione: tutti i singoli accadimenti di quei giorni che sono sfociati nel
tripudio del 25 agosto 1944, reso ancor
più significativo per le piccole ma enormi tragedie di quel giorno che avrebbe
dovuto essere di festa ma che per molti è stato invece di morte, proprio ad un
passo dall’obiettivo agognato. Lapierre e Collins hanno raccontato dei singoli
uomini che hanno partecipato a quel grande episodio: francesi, tedeschi,
americani, ognuno con le sue motivazioni, con i suoi pregi e i suoi difetti,
con gli eroismi e purtroppo anche con le abiezioni.
Grande libro, di quelli che
ti fanno venire voglia di leggere anche gli altri che hanno scritto gli stessi
autori.
Il Lettore storico
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