Ragazzi che letture!
Camilleri, Rutherford e adesso l’ultimo di Lee
Child su cui sono appena riuscito a mettere le mani! Una settimana di
letture da sballo! Sto anche terminando i successivi e non sono niente male
nemmeno quelli.
Ma Jack Reacher rimane sempre
Jack Reacher. Un palmo sopra tutti
gli altri.
Nella sua ventesima avventura Reacher si trova a
dover fare i conti con alcune persone che gestiscono affari illeciti nel Dark
Web, il lato oscuro di Internet,
quella porzione nascosta di rete in cui predominano le attività illegali e vi si può trovare di tutto:
droghe, armi, sesso e assassini prezzolati. Lui, che a malapena sa accendere un
computer o guidare un’automobile.
Ma il nostro Tex Willer odierno eccelle in altre
cose: come il suo eponimo ottocentesco in primo luogo sa bene come si fa ad ammazzare le altre persone. Quelle che
se lo meritano, ovvio. Con quel concetto particolare e tutto suo di giustizia
che tiene solo marginalmente conto delle leggi fatte dagli uomini e si affida a
un’etica superiore e più universale. Come per i libri: Reacher legge, ma solo
roba che trova per strada, alle fermate degli autobus o nelle stazioni, e poi
li lascia in qualche altro posto. E inoltre “Non aveva un genere preferito: un libro era interessante oppure no.
Reacher leggeva quando poteva…”. Così per le persone. Un uomo merita di
vivere oppure no, e se no, si elimina il più presto possibile senza stare tanto
a pensarci sopra e, soprattutto, non perdendoci dopo nemmeno un attimo di
sonno.
Decisamente buono questo Prova a fermarmi, anche se magari non il libro migliore di Child.
Come al solito ti prende da subito e non ti consente di staccare dalla lettura.
C’è azione fatta bene, un tema nuovo e plausibile, una ricerca forsennata e una
quantità di ammazzamenti. Oltre al puntuale nuovo amore di Reacher, che lo
coinvolge fino al punto di poter pensare di rivederla ancora.
Basta, di Reacher e Child ne ho parlato più che
abbondantemente e non sto a farla tanto lunga. Mi dispiace solo che non
pubblichi più spesso.
Il Lettore